
Il nostro allevamento
Grandi soddisfazioni per il nostro allevamento
PUBBLICAZIONI
150 pagine, 160 fotografie (152 a colori e 8 in bianco e nero).
Dalle origini del cane alla nascita del Drahthaar.
Tutti i tipi di caccia che si possono fare col drahthaar sulla selvaggina da piuma e da pelo.
Cenni sui vari tipi di selvaggina.
Tutto quello che si può fare col Drahthaar oltre la la caccia.
Prefazione: Cosa fare nelle uggiose serate invernali a parte sognare ad occhi aperti sua Maestà la Regina del Bosco? Magari ripensando alle azioni dei tuoi pelosi avvenute proprio quella mattina e, a freddo, rendersi conto che sei stato tu a sbagliare tutto?
Per non perdermi sempre nei soliti sogni ho ripensato a tutto quello che si può fare con un Drahthaar, notate la D maiuscola, e ho provato a metterlo su carta.
Non me ne vogliate se i primi capitoli, quelli riguardanti le origini del cane e la nascita del drahthaar, sono, ovviamente, uguali a quelli del mio primo libro “Deutsch-Drahthaar (cane da ferma tedesco a pelo duro)” ma certe nozioni è sempre meglio averle a mente, come sarebbero stati da riportare anche quelli su genetica e cuccioli ma, allora, avrei fatto prima ad aggiungere questo a quello e il risultato sarebbe stato un tomo da topi da biblioteca,
Qui troverete veramente tutto quello che si può fare con il proprio drahthaar, le cacce più disparate, protezione civile, agility, tartufi e chi più ne ha più ne metta anche perchè il titolo parla chiaro: polivalenza allo stato puro!!! Buona lettura
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128 pagine, 31 fotografie (24 a colori e 7 in bianco e nero)
Dalle origini del cane alla nascita del Drahthaar
Gli standard, genetica, displasia e cenni di etologia
Le prove del Club Italiano Drahthaar, dell’Enci e le prove tedesche.
Ed altro ancora, il tutto in un esposizione semplice e chiara come solo un amante della razza può fare.
(Edito da Punto Rosso Agosto 2014)
Prefazione di un grande Cinofilo: Dott. Claudio Macchiavelli.
“Mancava un saggio sul Drahthaar visto da uno dei pochi esperti giudici che questa razza la utilizzano sul terreno delle prove ma anche, e soprattutto, nella caccia vera, dove ancora oggi esistono selvatici autentici per far emergere le qualità naturali della razza.
La funzione fa il tipo e non viceversa, e il Drahthaar, come tutti i cani da ferma, è sul terreno delle prove e nella caccia che esprimerà la sua funzione, che lo porterà al tipo, che verrà confermato nelle esposizioni.
Bixio, con il suo lavoro di allevatore, esprime tutto ciò senza trascurare nessun anello di una catena dove le varie fasi vengono rigorosamente rispettate una ad una, anche con l’aiuto della Dottoressa Amelia, elemento critico di una collaborazione competente e raffinata, che completa la visione del Drahthaar nel suo insieme.
Pochi fronzoli e tanta praticità, come è o dovrebbe essere nella rusticità di una razza le cui origini non devono essere pilotate, per modificare un ottimo cane da caccia e da prove, in un tipo meccanizzato che nulla ha a che fare con il cane da ferma. Per quelle funzioni abbiamo altre razze selezionate in quella direzione.
Bravo Enrico, continua così e facci vedere sempre i “della Mimosa di Krieg” a questi livelli senza compromessi e senza seguire strade più corte per arrivare prima.”
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Diana & Wilde n. 12 dicembre 2024
Il Drahthaar a beccacce
con cerca ampia o corta?
Per alcuni il cane va troppo lontano o va troppo veloce, per altri non va abbastanza lontano o non va abbastanza veloce...in definitiva ognuno deve usare il cane come meglio crede a condizione che si utilizzi sempre nel rispetto delle leggi e dell'etica che regola la caccia a sua Maestà. Il tema è da sempre soggetto di disputa tra i sostenitori di un metodo di cerca o dell'altro. Personalmente non credo che la cerca, ampia o corta, sia il vero problema.
Namestè della Mimosa di Krieg
Ogni razza, indipendentemente dalla cerca, può essere proprio quella che meglio si adatta alla nostre esigenze e che ci può procurare forti emozioni.
E' normale che ciascuno di noi provi una particolare predilezione nei confronti di una razza piuttosto che di un'altra, per me, ad esempio, è il Drahthaar, per le sue peculiarità che vanno dall'aspetto al carattere, dall'avidità alla “testardaggine”. E' per questo motivo che si può tranquillamente parlare di coppia uomo/cane perché si vorranno raggiungere gli stessi obiettivi e solo essendo le due facce di una stessa medaglia si protrà arrivare al traguardo, perché uno non è niente senza l'altro per poter trovare e abboccare/accarezzare sua Maestà a meno che non si vada contro le leggi e l'etica giustiziandola in maniera vergognosa all'aspetto!
Eolo della Mimosa di Krieg
L'ambiente: abituale o nuovo?
I miei Drahthaar imparano in fretta quando devono stare più corti o quando possono andare più lunghi. Come può essere? I cani si ricordano perfettamente i luoghi dove cacciano abitualmente o capiscono subito se sono arrivati in un posto nuovo e ho notato che la maggior parte adatta subito la sua cerca all'ambiente, ambiente non inteso come tipologia di terreno ma di spazio abituale o nuovo.
In quello abituale, in cui rivivo anno dopo anno la gioia di incontrare la Regina, restano sempre, più o meno, a vista. In questo modo posso rendermi conto se le beccacce sono entrate e ho la possibilità di godermi appieno il lavoro dei miei cani, ammirando, affascinato spettatore, il duello fra cane e maliarda, la quale adopererà tutte le sue astuzie per metterlo in difficoltà.
Sicuramente, questo metodo negli ambienti conosciuti, ragionando in termini di carniere, sarà più redditizio ma, personalmente, tante volte sono “armato” solamente di passione e macchina fotografica.
E nel nuovo ambiente? Anche qui le emozioni non mancheranno, sicuramente, a mio avviso, più con l'udito che con la vista.
In questo caso i miei Drahthaar allungano e riesco a seguirli solamente grazie al campano, ma proprio grazie a quel tintinnio si riesce a capire cosa sta facendo il cane, quando gli arriva un'emanazione, quando inizia a seguirla o se riprende la cerca, quando inizia a guidarla perché cerca di sottrarsi di pedina e infine quando il suono muore all'improvviso.
E qui inizia un'altra emozione: cercare il cane che la tiene inchiodata al suolo in attesa del mio arrivo. Andare velocemente, ma senza troppo rumore, nella direzione dove si era udito il campano prima del silenzio guardando attentamente fino a scorgere la silhouette del cane, in ferma granitica, su quel folletto che ha cercato di eluderlo.
Clotilde della Mimosa di Krieg
L'importanza del collegamento
Bisogna ricordarci che, in tutti i casi, se il nostro compagno andrà a cercare lontano da noi deve comunque mantenere il collegamento. Non servirà a nulla trovare una beccaccia dall'altra parte del bosco se si sono tralasciate quelle vicine. I soggetti che corrono tanto per correre non servono a niente.
Mi è successo tante volte veder passare dei cani, non vedere il proprietario e trovare una beccaccia dove era appena passato. Tutti i cani devono avere le zampe al servizio del naso e il naso al servizio del cacciatore.
Abbiamo una gamma di territori molto diversi l'uno dall'altro dove poter cercare la Regina. In pianure, lungo i corsi d'acqua, in montagna, nei boschi più o meno puliti o scoscesi. In tutti questi luoghi sono necessari cani avidi, coraggiosi, collegati e con la giusta dose di intraprendenza per poter reperire una beccaccia.
La scelta della razza è del tutto personale. Non dobbiamo dimenticare però che una delle principali qualità del cane è l'efficacia, che viene prima dell'andatura e dell'estetica.
La cerca ampia o corta si può avere sia con i continentali che con gli inglesi ma l'essenziale è che quando ci si orienta su di una razza si sia consapevoli delle specificità della razza stessa e, possibilmente, non stravolgerla.
Sappiate che alla base dei progressi c'è la frequenza delle uscite e di conseguenza degli incontri. Un cane mediocre potrebbe diventare migliore del grande campione che rimane chiuso nel box.
In ogni razza ci sono soggetti bravi che sapranno adattare la cerca all'ambiente, abituale o nuovo, in cui viene cercata, io questa razza l'ho trovata nei miei Drahthaar!!!
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Diana & Wilde n. 9 settembre 2024
A beccacce in solitaria o in due?
Generalmente il beccacciaio è un lupo solitario a cui interessa soltanto il suo ausiliare e la beccaccia.
Ma per molti di noi l'emozione è ancor più intensa se si caccia in due e, a certe condizioni, il lupo solitario accetterà di cacciare con un compagno!
Se è difficile trovare un buon cane da beccacce, è sicuramente più difficile trovare un compagno di caccia che sia sulla stessa lunghezza d'onda. Dovrà essere un'appassionato, che conosca altrettanto bene quanto voi il bosco, e le regole scritte e non della caccia a sua Maestà!
Tra i due cacciatori deve regnare una fiducia assoluta e ognuno deve saper interpretare ogni più piccolo gesto del compagno e saper accettare un ordine impartito con un dito o con un movimento della testa.
Costruire assieme la giornata
Per far si che la caccia in due funzioni bisogna avere la voglia di condividere tutto quindi vuol dire che bisogna concedere e/o rinunciare a qualcosa!
Innanzi tutto bisogna costruire insieme la caccia, ma cosa vuol dire? Semplicemente condividere gli sforzi, le iniziative, le esperienze e le opinioni ma anche le delusioni, e i giri a vuoto che nella caccia a sua Maestà se ne contano numerosi.
Nei luoghi dove le beccacce non sono numerose, sono necessari cani e cacciatori motivati, coraggiosi e che si sostengano a vicenda per continuare tutta una giornata nella speranza di un incontro.
Poi bisogna imparare a cacciare in comune, accettando che alcune volte il vostro compagno potrebbe essere più fortunato di voi, ma la cosa più importante sarà la passione che deve spingervi, reciprocamente, anche a supportare il vostro compagno.
Nella caccia alla Regina uno dei momenti migliori, quando tutto è ancora possibile, è la concentrazione prima della partenza. Bisogna partire già convinti che la giornata sarà buona e se poi dovesse risultare un nulla di fatto, che come ho già detto non è cosa rara, anzi..., invece di cercare inutili scuse bisogna cercare di capire se abbiamo sbagliato qualcosa: forse si doveva cambiare, luogo, altitudine e comunque il passo poteva non essere ancora al meglio e che sicuramente la prossima volta sarebbe andata meglio. Mai abbattersi!
Più efficienza
Cacciare in due presenta dei vantaggi.
A caccia analizziamo tutto quello che vediamo: è bello, piove, c'è il sole, tira vento, il terreno è umido, è secco, il bosco è fitto, hanno tagliato, il ruscello è secco, scorre veloce e chi più ne ha più ne metta. Ci facciamo un'idea d'insieme e innanzi tutto l'attenzione di uno giova ad entrambi e ci permetterà di elaborare una strategia comune.
Poi, quando il nostro cane riesce a bloccare la beccaccia il piazzamento diventa la condizione sine qua non per concludere l'azione che dipenderà pertanto dal giusto piazzamento. Quando si è in due è molto più facile che almeno uno si riesca a piazzare dalla parte dove la Maliarda cercherà la via di fuga.
Inoltre in due, si può allargare il bosco battuto e uno dei due potrà sempre fungere da “marcatore”. Ricordo quando bimbetto mio zio mi diceva mettiti di marca cosi mi dici la direzione che ha preso se io non la vedo.
Altra cosa positiva i cani: se tutti e due i compagni hanno un'ausiliare ci saranno più possibilità di trovare la Beccaccia, anche di rimessa. Ovviamente anche per loro, come per i padroni, ci deve essere intesa e rispettarsi a vicenda: in questo caso il consenso sarà una dote molto importante.
Se ognuno ha il suo cane si potrà battere un'area molto più vasta, lasciando ad entrambi un'indipendenza che sarà comunque assoggettata a quelle regole non scritte di cortesia, di sapersi fidare, non andare a servire il cane senza aver avvisato il compagno e, se sarà possibile, aspettarlo per permettergli l'aiuto necessario per la buona conclusione dell'azione del cane
Condividere una passione
Ogni volta che il nostro peloso ferma la Regina, ognuno deve sperare che anche il compagno riesca a piazzarsi bene. Non avrà importanza chi avrà la possibilità di incarnierarla, ma l'importante sarà riuscire a vederla. Se poi si dovesse padellare...ci saranno solo risa e sfotto, consapevoli che chi ha sbagliato ha però visto la direzione che ha preso e ci saranno buone possibilità di ritrovarla.
Buone azioni dei cani, tiri difficili andati a segno e, perché no, splendide albe e indimenticabili tramonti condivisi con chi l'ha vissuti assieme a te creano quella complicità che porta alla coscienza che indipendentemente da quello che potrà riservarci il futuro nulla potrà toglierci quei ricordi che sono una parte del nutrimento della caccia e che sono fatti per essere raccontati, e raccontarli in due danno più peso e veridicità a chi ci ascolta.
Riassumendo il compagno ideale deve avere la vostra sensibilità, essere temprato a tutto, gran camminatore ma soprattutto deve avere passione. Passione per la Regina del bosco, per i cani e rispetto massimo per il compagno e...che sia disposto a mettere le gambe sotto il tavolo per gustare le beccacce al nido, quelle cucinate al forno sopra un letto di ovuli!!!
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Diana & Wilde n. 6 giugno 2024
il Drahthaar e sua Maestà la Regina del bosco
La beccaccia, si sa, è la regina indiscussa dei sogni (e dei voli pindarici) di ogni cacciatore: il suo incontro è spesso in grado di suscitare un tale subbuglio di emozioni che cacciarla diventa un brivido. L’ideale è cacciarla col cane, ma quale sia l’ausiliare ottimale è difficile stabilirlo.
Ata
Si scrive molto sulla razza ideale per andare a beccacce, ma sarebbe meglio ricordarsi che non esiste una razza "giusta" per la regina: è l'abilità del soggetto a farne uno specialista. Personalmente ho visto setter, kurzhaar, griffoi e pointer eccellere sulla Scolapax rusticola, ma i soggetti che mi hanno soddisfatto maggiormente, forse anche perche caccio nella macchia mediterraneaabbandonata, sono i drahthaar; e del resto si tratta di cani rustic, equilibrati ed efficaci su tutti i terreni. ualcuno ha detto ch sono un mago, che ho la sfera di cristallo perchè so sempre dove e quando trovare sua maestà...potrebbe essere vero, o forse, la spiegazione più giusta, è che sono 47 anni che la cerco, la ammiro, la rispetto in questi boschi che calco da quando bimbetto andavo dietro a mio zio e al suo cane, quindi nessuna magia, nessuna sfera, solo esperienza che tanti, nonostante l'età, non hanno su questo splendido selvatico.
Cosa vogliamo dai nostri ausiliari?
D’altro canto credo che la caccia alla beccaccia sia totalmente diversa dalle altre, più complicata e piena di sorprese; tale da necessitare di un compagno veramente dotato di grandi mezzi, ma soprattutto di grande intelligenza per poter competere e vincere, in tutte le fantasie e scaltrezze che, di volta in volta, una Regina potrà inventare per involarsi indisturbata.
Per questo i soggetti che utilizzo hanno una passione indomita retta da un’avidità incredibile nella ricerca della Regina, che gli permette di operare in qualsiasi ambiente anche se pieno di difficoltà naturali quali freddo, rovi ed altro ancora. La loro resistenza, soprattutto nelle giornate in cui non si trova traccia, dopo quattro o cinque ore di lavoro, nel bosco bagnato, quando l’acqua che li inzuppa ha raffreddato i loro ardori, ha appiccicato il loro pelo e ha reso più sensibile la loro pelle, mi spinge a continuare a seguirli fino al calar della sera. E molto spesso si viene ripagati!
Hanno una ferma sicura, a volte repentina al minimo sentore d’emanazione, la tengono a lungo permettendo di piazzarsi al meglio. Hanno una guidata decisa, attenta e prudente, senza procedere troppo velocemente per non forzare il selvatico ad alzarsi in volo. Sono rispettosi del compagno di caccia (in genere esco con tre soggetti alla volta) e il loro consenso è spontaneo ed immediato in ogni situazione. Si adattano al terreno in cui lavorano, restringendosi nel folto per restare sempre a tiro utile e allungandosi sui terreni aperti prediligendone le bordure dimostrando intelligenza e senso del selvatico.
Come tutti i continentali il Drahthaar è un cane ragionatore e la sua mentalità vincente lo porta a cavarsela in ogni situazione. L’antica presenza di sangue Pointer la si riscontra nella potenza olfattiva, che gli permette di non realizzare false ferme e, alla lunga, di bloccare anche la più smaliziata delle Regine che non potrà ingannarlo. Il suo collegamento è eccezionale, si preoccupa sempre della posizione del cacciatore per far sì che l’azione si concluda con un successo. Inoltre sono molto rari quei soggetti che spariscono dalla vista se sono stati ben abituati, specialmente a non inseguire gli ungulati, ormai numerosissimi nei nostri territori che li potrebbero anche portare, ahimè, ad incontrare messer lupo, ormai numeroso abituale frequentatore della nostra macchia.
Makò della Mimosa di Krieg
E' più iportante la psiche o il naso?
Riconosco senza discutere che il naso di un cane rappresenta il quaranta per cento delle sue qualità venatiche, ma ricordatevi che se non ha sufficiente cuore per cacciare fra gli spini, né sufficiente mentalità per ricordare e ponderare, il suo meraviglioso olfatto non sarà altro che un lusso inutile. Tenete presente che nel bosco il cane potrà raramente rimontare il vento da lontano: mille ostacoli si interpongono fra le emanazioni e il suo naso. E, siccome la beccaccia è generalmente nel folto, i cani, pur con un naso finissimo, la bloccano quasi sempre da vicino. Il coraggio e la passione per la caccia, innate nel Drahthaar, sono le indispensabili doti che permettono ad un ausiliare di non disdegnare i grovigli del sottobosco ed i rovi (è ovvio, pertanto, che siano fra le qualità più necessarie di ogni buon cane da beccacce).
Normalmente l’intelligenza del Drahthaar a caccia è dovuta in gran parte alla sua memoria. Questa facoltà molto sviluppata mi ha portato a notare, numerose volte, che, quando si avvicinano in tappe o rimesse dove hanno già trovato delle beccacce, anche a distanza di una anno, si fanno più attenti e guardinghi, quasi per paura di “buttare via” il risultato del loro lavoro. Il bosco, poi, è sicuramente uno degli ambienti che predilige questo fermatore tedesco, infatti, vi sviluppa una cerca attiva, sostenuta e sufficientemente ampia, che gli permette di perlustrare la macchia con il massimo d’efficacia. Insomma, un cane piacevole da osservare, che dà sempre prova di spirito d’intraprendenza e che non caccia tra i piedi del cacciatore, in grado di sfruttare tanto le emanazioni dirette quanto le tracce al suolo, che non tralascia mai.
Di fronte alla selvaggina, il comportamento del Drahthaar varia molto da soggetto a soggetto. Alcuni soggetti risalgono in modo deciso l’emanazione, mentre altri hanno un approccio molto più prudente.
Altre due delle doti innate del Drahthaar sono il riporto ed il recupero, questo significa che non ci sono ginestre o pinete dove una Beccaccia rotta d’ala possa “seminare” il cane e non ci sono rovi o abetine dal quale un Drahthaar non possa recuperare. Per non parlare dell’acqua.
Makò della Mimosa di Krieg
E’ un generico “speciale”
Ovviamente bisogna ricordarsi che il Drahthaar viene definito “un generico speciale, specialista nella genericità” il che, in pratica, sta a significare che è naturalmente portato ad apprezzare la lepre ed il capriolo, sicuro incubo dei beccacciai. Ma posso tuttavia assicurare che, abituandolo da cucciolo al rispetto di questi selvatici, si risolve poi il problema nel cane adulto. Del resto è davvero sorprendente osservare con quanta naturalezza il Drahthaar riesca ad esprimersi al meglio su selvaggina molto differente quali la beccaccia, la starna, il beccaccino, i fagiani o i galli in montagna e, allo stesso tempo questa polivalenza non gli impedisca comunque di sapersi affermare altresì come un’eccellente specialista (anche se vi è da dire che, forse, sarebbe un po’ riduttivo per un cane cosi versatile).
Personalmente ritengo che il Drahthaar da beccacce nasca predisposto a questa forma di caccia, e un attento occhio esperto lo riconoscerà fin dalle prime uscite, anche se fatte su quaglie o fagiani da voliera. Lo riconoscerà specialmente nel vedere come affronterà, per le prime volte, il bosco, poiché è molto raro (e normalissimo) che un cucciolo si comporti in modo accettabile sulla beccaccia, dal momento che fino a quando “l’armadio dei cassetti degli odori”, che è nel suo cervello, non avrà riempito quello della Regina non riuscirà a ben comportarsi in tale compito.
Preparare un Drahthaar su questo splendido selvatico non è assolutamente difficile. Uscite costanti fanno sì che il cane si faccia da solo, senza bisogno di rigidi addestramenti, se poi si ha la possibilità di affiancarli inizialmente ad un cane che conosce già le Beccacce, una buona parte del lavoro sarà già fatta. Se poi gli facciamo abboccare qualche “maliarda” appena abbattuta, lasciandolo divertire (sic!) e facendogliela trasportare in giro fino a farcela riportare… il gioco è fatto. Certo, alla prima stagione, non saranno subito stelle del firmamento, ma sicuramente si vedranno anche alcune buone azioni che lasceranno ben sperare per gli anni a venire.
Il cacciatore di beccacce è troppo spesso tradizionalista; crede in ciò che gli è stato insegnato agli inizi della sua carriera di nembrotte e persevera in questo senza domandarsi se, per caso, potrebbe esserci qualche altra soluzione per le sue necessità. La caccia alla beccaccia che (forse in quanto una delle poche forme di ars venandi “vera” rimasta) oggi è stata ancor più valorizzata ha portato, come conseguenza, alla ricerca ossessiva dell’ausiliare perfetto. Ora, sicuramente sono tantissime le razze e tutte possono vantare i grandi ausiliari. Ognuna ha i suoi pregi, così come ogni cacciatore ha le sue preferenze, non esiste una razza ideale, un cane che trovi unanimemente concordi tutti i cacciatori nel dichiararne la sua superiorità. E in effetti ogni razza, così come ogni cane, ha le sue peculiarità ed è proprio per questo, forse, che nessuna potrà mai soddisfare le esigenze di tutti i cacciatori. Lasciatemi dire, tuttavia, che dal canto mio sono fermamente convinto che, almeno in buona parte, il Deutsch-Drahthaar potrebbe accontentarli… così come accontentano sempre me. A voi le conclusioni!
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Diana & Wilde n. 2 febbraio 2024
Drahthaar e Korthals
a tartufi
Drahthaar e Korthals, due razze dalla poliedricità naturale e...infinita.
Che dire, queste due ottime razze da ferma la cui polivalenza nel potersi cimentare in qualsiasi tipo di caccia (e nelle fotografie possiamo vederli in ferma su sua Maestà la Regina del Bosco e su fagiano) li rende degli ausiliari perfetti e, grazie al loro notevole fiuto, sono anche ottimi soggetti per un altro tipo di caccia: il tartufo!
Le doti
Il cane ideale per la ricerca dei tartufi deve avere una passione innata per la cerca ed il riporto, un carattere equilibrato con una buona predisposizione all’addestramento, un’azione molto briosa con un buon collegamento al conduttore. E gia? da queste premesse ci accorgiamo che sono tutte qualita? presenti nei nostri drahthaar e nei nostri korthals.
Il cane ideale deve essere veloce e lento al tempo stesso o meglio deve avere una cerca ampia, condotta ad andatura sufficientemente brillante che gli consenta una buona copertura del terreno. Deve pero? anche saper restringere la cerca su determinate aree, individuate da lui o indicate dal conduttore, analizzandole in modo estremamente accurato, per individuare anche le “forate” piu? difficili.
E’ proprio dall’unione di queste caratteristiche in apparente contraddizione che nasce un cane da tartufi completo, in grado di rendere al meglio in tutte le condizioni. La preparazione di un cane da tartufi deve essere accurata e richiede molto tempo.
Mia Martini della Mimosa di Krieg in addestramento
L'addestramento
Abitualmente si inizia facendo giocare i cuccioli di 4 mesi circa con dei pezzetti di gorgonzola prima, quindi dei vari tipi di tartufo (nero, biancone, precoce estivo), lasciando che si abituino a reagire all’odore; cosi? facendo imparano ben presto a cercarli per terra seguendone il profumo. L’addestramento prosegue utilizzando una pallina fatta di stracci legati con in mezzo dei pezzetti di tartufo, le dimensioni devono essere tali che il cane non possa ingoiarla. Si inizia insegnando il riporto: la pallina viene lanciata in modo che il cane la veda ed in genere e? portato naturalmente ad inseguirla e a prenderla in bocca, un po’ alla volta si deve abituare a riportarla al conduttore e quando lo fa va premiato con delle carezze ed un bocconcino.
Progressivamente si lancia la pallina in mezzo all’erba in modo che il cane non veda esattamente dove cade e debba cercarla tramite il fiuto. Alla fine si lancia senza che il cane la veda e si incita alla cerca. Per questa fase e? utile disporre di uno spazio erboso abbastanza ampio e si deve lavorare contro vento in modo che il cane impari a cercare con impegno e ad allargare l’azione di diverse decine di metri.
Dopo questa prima fase iniziamo a sotterrargli la pallina, mettendola in una fessura del terreno o in un buco aperto, in modo che la trovi facilmente ma che non possa raggiungerla con la bocca ed inciteremo il cane finche? non iniziera? a raspare, un terreno sabbioso facilita l’azione.
Una volta che il cane ha imparato a raspare per raggiungere la pallina si passa a seppellire dei piccoli tartufi, iniziando sempre con il buco aperto. Dopo aver sotterrato il tartufo e? necessario lasciare passare alcune ore perche? l’odore si diffonda nel terreno.
L’addestramento puo? essere fatto con qualsiasi tipo di tartufo, in genere e? piu? facile con il bianchetto o con lo scorzone che si trova in quantita? piu? consistenti. Quando il nostro cane trovera? facilmente i tartufi che gli abbiamo sotterrato si puo? passare alla cerca in una tartufaia naturale.
Per questa fase ci vorrebbe solo tanto tartufo.
Solange della Mimosa di Krieg
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Diana&Wilde 9 settembre 2023
Campinato Europeo Griffone Korthls
a Sint-Annaland
Sint-Annaland è una località della costa sud-occidentale dei Paesi Bassi a 5 mt. s.l.m., facente parte della provincia della Zelanda e situata nella penisola di Tholen, dove si affaccia sul Krabbenkreek.
La località deve il proprio nome ad una chiesa eretta nel 1494 in onore di Sant'Anna.
Nel 1953 una violenta mareggiata ha spazzato via quasi completamente la cittadina che è stata immediatamente ricostruita come la vediamo oggi.
In questa piccola gemma della Zelanda si è svolto il Campionato Europeo Griffone Korthals.
3 le nazioni rappresentate con le loro squadre: Belgio, Italia (rappresentata da Cusi del padule di Orbetello-conduttrice e proprietaria Marta Casini, Hermès-conduttore Luca Pacini proprietario Edoardo Nicchi, Gino del padule di Orbetello-conduttore Luca Pacini proprietario Enrico Becchini, e Tina del padule di Orbetello-conduttrice e proprietaria Marta Casini) e, ovviamente, i padroni di casa, l'Olanda.
Il giorno 14 aprile, in un clima di assoluta fratellanza, sportività e amicizia, così come dovrebbe essere la Cinofilia, quella con la C maiuscola che troppe volte, purtroppo, non c'è, si è svolta la presentazione delle squadre ascoltando l'inno di ogni nazione.
Dopo un veloce briefing con le colleghe Jos Kugel e Jocelinde Hageman per confrontarci sui rispettivi metri di giudizio e trovandoci immediatamente in perfetto accordo siamo partiti per i terreni di prova.
Terreni non facili, con campi profondamente arati o con grano già abbastanza alto inframezzati da terreni con una vegetazione appena sufficiente, un “venticello” che ci ha accompagnato nei due giorni con punte fin a 65 km/h in mezzo a fagiani, lepri, acquatici di ogni genere e...starne.
Abbiamo visto tantissime ferme ben risolte da parte di tanti soggetti su selvaggina non utile per realizzare l'agognato punto e poi gli stessi soggetti o investire o saltare le starne, una cosa decisamente molto strana, tenendo conto che anche la compagine olandese, pur allenando regolarmente su questi terreni e in queste condizioni, non ha messo nessun soggetto in classifica.
La cosiddetta “pecora bianca” è stata Lina, una femmina del Belga van Damme che ha corso l'ultimo turno del primo giorno in condizioni atmosferiche diverse da tutti gli altri: aveva iniziato a piovere. In effetti il secondo giorno che il tempo è rimasto uguale per tutti anche lei ha lasciato in terreno utile e non si è classificato nessuno.
Nelle relazioni a fine giornata abbiamo fatto notare questa cosa ma ci siamo complimentati lo stesso con una buona parte dei soggetti per le prestazioni di ottimo livello che ci hanno fatto vedere. I complimenti per i nostri soggetti sono arrivati non solo da parte degli altri concorrenti ma anche dalle due colleghe, dimostrati dall'aver voluto prolungare alcui dei nostri turni nella speranza di vederli incontrare e comunque i turni non prolungati sono stati corsi fin quasi all'ultimo minuto ma purtroppo sono incappati nell'errore sulle starne come tutti gli altri.
Per poter assegnare la coppa due soggetti della stessa squadra devono andare in classifica per cui si è potuto solamente assegnare il trofeo individuale a Lina forte del suo 1° eccellente.
La grande soddisfazione di questa trasferta sono stati proprio i complimenti ricevuti e, come scritto prima, l'atmosfera di serenità e amicizia che si respirava...ad maiora semper!
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Diana & Wilde n. 6 giugno 2023
Drahthaarini in preparazione, in vista della Regina del Bosco
Terminato il periodo in cui portiamo il fucile in spalla, il tempo che noi dedichiamo ai nostri ausiliari è fondamentale, perche possiamo affinare con loro tutte quelle situazioni che poi a caccia ci rendono uniti e un tutt'uno.
Ecco perchè è importante creare un rapporto con il nostro cane.
Giotto della Mimosa di Krieg - 6,5 mesi
Nel bosco, uno dei terreni che predilige, evidenzia una cerca vigorosa e dinamica. Il suo galoppo desta meraviglia perché il drahthaar copre il terreno in maniera infaticabile senza mai scoraggiarsi, con una cerca sostenuta e ampia, ma sempre facendo sentire lo scampanellio del campano, galoppo che gli permette di sfruttare al meglio il terreno disponibile. L’esperienza acquisita sulle beccacce, e su altra selvaggina, favorirà lo sbocciare di quello spirito di iniziativa che serve a renderlo unico.
La cerca è sempre e sempre sarà tema di discordia: il cane va troppo lontano o va troppo corto, va troppo veloce o troppo lento…ma occorre sempre ricordarsi una cosa importantissima: la caccia a sua Maestà si fa in coppia!!! E’ un unione affettiva e di obbiettivi, di gusti comuni e di libertà. In questo contesto il cane e l’uomo rappresentano le metà della stessa medaglia, dello stesso essere, uno non è niente senza l’altro. Solo questo legame che unisce ci permetterà di apprezzare l’iniziativa dell’altro quando andrà a cercare più lontano una beccaccia rimessa in una valletta insospettabile, regalandoci così delle emozioni che non tutti possono vivere.
D’altro canto credo che la caccia alla beccaccia sia totalmente diversa dalle altre, più complicata e piena di sorprese; tale da necessitare di un compagno veramente dotato di grandi mezzi, ma soprattutto di grande intelligenza per poter competere e vincere, in tutte le fantasie e scaltrezze che, di volta in volta, una Regina potrà inventare per involarsi indisturbata.
Per questo i soggetti che utilizzo hanno una passione indomita retta da un’avidità incredibile nella ricerca della Regina, che permette loro di operare in qualsiasi ambiente anche se pieno di difficoltà naturali quali freddo, rovi ed altro ancora. La loro resistenza, soprattutto nelle giornate in cui non si trova traccia, dopo quattro o cinque ore di lavoro, nel bosco bagnato, quando l’acqua che li inzuppa ha raffreddato i loro ardori, ha appiccicato il loro pelo e ha reso più sensibile la loro pelle, mi spinge a continuare a seguirli fino al calar della sera. E molto spesso si viene ripagati!
Hanno una ferma sicura, a volte repentina al minimo sentore d’emanazione, la tengono a lungo permettendo di piazzarsi al meglio. Hanno una guidata decisa, attenta e prudente, senza procedere troppo velocemente per non forzare il selvatico ad alzarsi in volo. Sono rispettosi del compagno di caccia (in genere esco con tre soggetti alla volta) e il loro consenso è spontaneo ed immediato in ogni situazione. Si adattano al terreno in cui lavorano, restringendosi nel folto per restare sempre a tiro utile e allungandosi sui terreni aperti prediligendone le bordure dimostrando intelligenza e senso del selvatico.
Inga II della Mimosa di Krieg - 7 mesi
Cane ragionatore
Come tutti i continentali il Drahthaar è un cane ragionatore e la sua mentalità vincente lo porta a cavarsela in ogni situazione. L’antica presenza di sangue Pointer la si riscontra nella potenza olfattiva, che gli permette di non realizzare false ferme e, alla lunga, di bloccare anche la più smaliziata delle Regine che non potrà ingannarlo. Il suo collegamento è eccezionale, si preoccupa sempre della posizione del cacciatore per far sì che l’azione si concluda con un successo. Inoltre sono molto rari quei soggetti che spariscono dalla vista.
Quindi non un semplice cane da caccia, ma un cercatore intelligente e con un sesto senso che serve a trovarla ma soprattutto a ritrovarla, perché questa caratteristica ne fa lo specialista, perché a fermarla sono capaci tutti ma a cercarla no.
Riconosco senza discutere che il naso di un cane rappresenta il quaranta per cento delle sue qualità venatiche, ma ricordatevi che se non ha sufficiente cuore per cacciare fra gli spini, né sufficiente mentalità per ricordare e ponderare, il suo meraviglioso olfatto non sarà altro che un lusso inutile. Tenete presente che nel bosco il cane potrà raramente rimontare il vento da lontano: mille ostacoli si interpongono fra le emanazioni e il suo naso. E, siccome la beccaccia è generalmente nel folto, i cani, pur con un naso finissimo, la bloccano quasi sempre da vicino. Il coraggio e la passione per la caccia, innate nel Drahthaar, sono le indispensabili doti che permettono ad un ausiliare di non disdegnare i grovigli del sottobosco ed i rovi (è ovvio, pertanto, che siano fra le qualità più necessarie di ogni buon cane da beccacce).
Normalmente l’intelligenza del Drahthaar a caccia è dovuta in gran parte alla sua memoria. Questa facoltà molto sviluppata mi ha portato a notare, numerose volte, che, quando si avvicinano in tappe o rimesse dove hanno già trovato delle beccacce, anche a distanza di una anno, si fanno più attenti e guardinghi, quasi per paura di “buttare via” il risultato del loro lavoro. Il bosco, poi, è sicuramente uno degli ambienti che predilige questo fermatore tedesco, infatti, vi sviluppa una cerca attiva, sostenuta e sufficientemente ampia, che gli permette di perlustrare la macchia con il massimo d’efficacia. Insomma, un cane piacevole da osservare, che dà sempre prova di spirito d’intraprendenza e che non caccia tra i piedi del cacciatore, in grado di sfruttare tanto le emanazioni dirette quanto le tracce al suolo, che non tralascia mai.
Di fronte alla selvaggina, il comportamento del Drahthaar varia molto da soggetto a soggetto. Alcuni soggetti risalgono in modo deciso l’emanazione, mentre altri hanno un approccio molto più prudente.
Il drahthaarino
Di norma si parte sempre da cuccioli con alle spalle genitori e nonni di una certa caratura. Personalmente ritengo che il Drahthaar da beccacce nasca predisposto a questa forma di caccia, e un attento occhio esperto lo riconoscerà fin dalle prime uscite, anche se fatte su starne o fagiani da voliera.
Per saggiare la predisposizione alla ferma inizio con la farfalla. Lego ad un filo di nylon un'ala di beccaccia e l'altro capo ad una canna. La faccio “volare” davanti al cucciolo e poi la faccio posare a terra. Dopo un po' di tentativi di abboccarla, cosa da non fargli fare, la fermerà in pose più o meno espressive.
Questo non deve essere un'indicazione di bravura perché il cucciolo ferma a vista e a noi interessa che fermi col naso cioè utilizzando l'odore del selvatico, ma solo capire se il piccolo è predisposto alla ferma, cosa che dovrebbe avere innata nel suo dna.
Namastè della Mimosa di Krieg - 6 mesi
L'importanza del collegamento
Bisogna lavorare anche tanto sul collegamento. Non possiamo permetterci di andare nei boschi con un cucciolone che non sia collegato...troppi caprioli, daini, cinghiali ed ora anche i lupi, infestano le zone dove possiamo trovare le Regine, per cui l'ubbidienza a rientrare a comando e il collegamento sono assolutamente necessari.
Da piccolini li porto fuori e li chiamo premiandoli tutte le volte che tornano da me, così facendo ho notato che da grandi innanzitutto tengono sempre presente la mia posizione e se li chiamo con un piccolo colpo di fischietto, senza esagerare per non rischiare di disturbare la beccaccia, tornano immediatamente anche se hanno davanti un ungulato che potrebbe trascinarli via per lungo tempo.
Fatto questo inizio a mostrargli i primi selvatici, io prediligo le starne, che pedonano di meno e fanno lunghi voli.
Ma l'addestramento ovviamente non deve fermarsi qui. Il cucciolo deve essere messo in condizione di fare diverse uscite sul terreno di caccia. La presenza del selvatico farà acquisire maggior confidenza con l’ambiente e la selvaggina.
Inizierà a capire come confrontarsi col selvatico, come seguire il vento se portato in campi aperti per trovare col naso l’effluvio. Ovviamente ci saranno i primi sfrulli, ma quelli fanno parte del gioco, perché cosi capirà da solo come doversi comportare con la selvaggina per non farla involare prima dell’arrivo del compagno, così da poterla abboccare dopo l’abbattimento.
Poi si inizia col bosco!
Il cucciolo adatto al tipo di terreno lo si riconoscerà specialmente nel vedere come affronterà, per le prime volte, il bosco poiché è molto raro (e normalissimo) che un cucciolo si comporti in modo accettabile sulla beccaccia, dal momento che fino a quando “l’armadio dei cassetti degli odori”, che è nel suo cervello, non avrà riempito quello della Regina, non riuscirà a ben comportarsi in tale compito.
Preparare un Drahthaarino su questo splendido selvatico ritengo che non sia assolutamente difficile. Uscite costanti fanno sì che il cane si faccia da solo, senza bisogno di rigidi addestramenti, se poi si ha la possibilità di affiancarli inizialmente ad un cane che conosce già le Beccacce, una buona parte del lavoro sarà già fatta. Importante fargli abboccare qualche “maliarda” appena abbattuta, lasciandolo divertire (sic!) e facendogliela trasportare in giro fino a farcela riportare… il gioco è fatto. Però bisogna anche farlo incontrare, non sempre ma qualche volta si, e non è sempre così facile.
Indispensabile utilizzare il campano.
La caccia alla beccaccia, per me, è tradizione, e la tradizione vuole il cacciatore armato di doppietta e il cane con il campano.
A volte i cani potrebbero non ”sopportarlo” restando fermi e cercando di non muoversi. Bisogna abituarli da piccoli, arrivando anche a metterglielo quando mangiano per abbinarlo ad una fattore positivo. Impareranno così a portarlo senza alcun problema.
Alcuni dicono che potrebbe dar loro fastidio all'udito...si può sempre legare sotto la pancia per non incorrere in questo timore.
Giotto della Mimosa di Krieg - 6,5 mesi
La correttezza.
C'è chi dice che non serve, e a volte potrebbe avere ragione. Se il cane non parte sulla fucilata e il selvatico viene ferito, potrebbe sparire di pedina, a chi non è successo di non riuscire più a recuperare una beccaccia, o più facilmente un fagiano, rotti d'ala?
Ma è altrettanto vero che l'inseguimento del selvatico appena involato potrebbe non permetterci di sparare perché abbiamo il nostro cane sulla linea di tiro, e allora, che fare?
Io cerco sempre di creare un rapporto strettissimo con il cucciolo.
Anche per questo tipo di addestramento le uscite dovranno essere costanti e iniziare già verso i tre mesi.
Personalmente inizio a liberare il cucciolo e quando arriva alla distanza che “mi serve” quando caccio sua Maestà lo richiamo con un colpo di fischietto. Da piccoli torneranno sempre velocemente e il premietto sarà d'obbligo (utilizzo un pezzetto di wurstel o qualsiasi altra cosa di cui siano ghiotti) per fissargli il ritorno. Questo mi ripaga enormemente quando, da più grandi, inizieranno a rincorre i selvatici: un colpo di fischietto, magari le prime volte anche un urlaccio, e interromperanno l'inseguimento per rientrare a prendere il premio.
Da qui al fermo al frullo il passo è breve anche perché, indipendentemente dal non poter sparare e/o riuscire a recuperare un selvatico (è già difficile che questo accada con un drahthaar visto che il riporto e il recupero sono due delle doti in cui eccellono) a mio avviso questo tipo di ubbidienza è un salva vita. Purtroppo mi è capitato di assistere a incidenti mortali ai cani che inseguivano i selvatici, sordi ai richiami, arrivando ad attraversare strade e ferrovie finendo sotto le ruote di mezzi di passaggio...una cosa terribile per chi, come noi cacciatori, ama i propri ausiliari
Certo, alla prima stagione, non saranno subito stelle del firmamento, ma sicuramente si vedranno anche alcune buone azioni che lasceranno ben sperare per gli anni a venire.
Una cosa assolutamente da non dimenticare è che non tutti i cuccioli diventeranno degli specialisti come i loro genitori ma quelli che lo diventeranno avranno sicuramente quel sesto senso e quell'iniziativa che ci permetteranno di godere della loro bravura, una volta acquisita l'esperienza, perché sapranno disporsi subito bene nel bosco, andando a nasare in quei punti dove potrebbe esserci e ci porteranno, a volte di rimessa in rimessa grazie anche al loro sesto senso, a cospetto di Sua Maestà.
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i nostri Cani maggio 2023
All'Italia il 3° posto individuale e a squadre
Atmosfera condivisa sui terreni di Coolus,
un piccolo paese nel dipartimento della Marna
Questo Campionato è una delle manifestazioni più importanti per l'Epagneul Breton a livello Internazionale.
Il Campionato doveva svolgersi in Serbia insieme alle altre Coppe Continentali e Kurzhaar, ma per lo spostamento delle date rispetto al calendario iniziale non è stato possibile effettuarlo, quindi si è deciso di farlo in Francia a Coolus, paesino di poco più di duecento abitanti, nei giorni 27-28 e 29 marzo.
Erano presenti 11 nazioni per un totale di 38 soggetti di altissima qualità.
La nostra squadra, selezionata da Francesco Storto, era composta da:
- Bindo prop. e cond. Lacialfari
- Edi-Vito prop. Da Prato – cond. Tureddi
- Nando prop. Alderighi – cond. Boschi
- Nat prop. e cond. Lascialfari
Riserva Fred prop. e cond. Ancillotti
Ho avuto il piacere di essere chiamato a giudicare questa importante manifestazione assieme a Lisa, Mulders, Boitier Murat, Iglesias, Garand, Nargaud e Hoffman.
Piacere ancora più grande quando al sorteggio delle coppie giudicanti sono stato abbinato all'amico di lunga data Francois Boitier Murat, con il quale ho passato due bellissime giornate, ricche di emozioni e in perfetta armonia.
Il giorno 28, nella batteria 2 avevamo 10 soggetti e tutti hanno avuto la possibilità dell'incontro.
La prova finiva con soli 2 soggetti in classifica: Milk de la Source Perdrix condotto dal portoghese Picarra che svolgeva una prestazione impeccabile, si aggiudicava due punti in espressione al quale abbiamo assegnato il CAC a cui poi è stato confermato il CACIT.
Al 2° molto buono Oral de Coplilla dello spagnolo Nunez.
Il nostro Edi-Vito, condotto da Tureddi, è stato menzionato in quanto ci ha impressionato per la perfetta interpretazione della nota del concorso, purtroppo alla fine del turno ha avuto una distrazione per colpa di una carogna di volpe e per questo motivo non abbiamo potuto portarlo al richiamo.
Il giorno 29, di nuovo una bella batteria; purtroppo parecchi gli errori e due soggetti al richiamo: Birten's Plec del belga Roosen e Nat di Lascialfari.
Il primo turno del Nat è stato perfetto sotto tutti i punti di vista. pPr il richiamo abbiamo dovuto aspettarlo perchè anche l'altro soggetto condotto sempre da Lascialfari, Bindo, era al richiamo in un'altra batteria. Una volta arrivato, ci siamo spostati su di un bel terreno e mentre si andava nell'angolo in fondo al campo per mettere Nat con il vento favorevole, partivano due coppie da centrocampo.
Allo sgancio Nat è rimasto, nonostante le avesse seguite con lo sguardo, concentratissimo, ripetendo la prestazione della mattina e andando a prendersi un punto in ottima espressione. Anche in questo caso non abbiamo avuto nessun dubbio ad assegnare la certificazione.
Al barrage Nat si aggiudicava la riserva di CACIT.
Alla fine un ottimo terzo posto di Nat nell'individuale, preceduto al primo posto da Oral de Coplilla dello spagnolo Nunez e da Milk de la souce aux perdix del portoghese Picarra.
Anche a squadre, in base al punteggio, l'Italia si è piazzata al terzo posto dietro a Spagna e Portogallo anche se sul podio è salita solo la squadra spagnola perchè, come da regolamento, l'unica ad avere più di un soggetto in classifica.
La cosa più bella, però, è stata l'amicizia dimostratami dai colleghi che mi hanno raccontato, entusiasti, i turni dei soggetti italiani presenti nella loro batteria e che io non sono riuscito a vedere, Bindo di Lascialfari e Nando di Boschi, complimentandosi con me per le ottime prestazioni di tutti i nostri soggetti...tra l'altro eravamo sicuramente tenuti “sotto tiro”, consentitemi l'espressione, perchè reduci da cinque anni di vittorie consecutive in questa manifestazione.
E' doveroso un ringraziamento alla squadra italiana che ci ha fatto ben figurare in questo bellissimo palcoscenico perfettamente organizzato da Maryse Baudet, Segretaria dell'Aiceb, da Yves Joncou, Presidente dell'epagneul breton francese, e da Josè Recondo, Presidente dell'Aiceb e...un augurio di buon lavoro da tutto il popolo bretonista alla nuova Segretaria dell'Aiceb Sandra Turrado.
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Diana n. 3 marzo 2023
il Club Italiano Griffone Korthals per il Sociale
Non abbiate paura di disturbare
Una volta si usava entrare in punta di piedi in ospedale...
Non fatevi scrupoli, dunque, per il disturbo.
L'importante è che il malato non sia lasciato solo
Gigi Ghirotti
Il 20 gennaio 2022 è prematuramente mancato Massimo Olcese.
Massimo era, prima di tutto, un amico fraterno, poi un veterinario eccezionale, un membro del CD del Club, sempre pronto ad aiutare e aperto al dialogo ed al confronto.
Nel suo ultimo cammino è stato preso per mano dal personale della Fondazione Gigi Ghirotti che ha seguito fino all'ultimo lui e la sua famiglia.
Chi era Gigi Ghirotti e cos'è la Fondazione Gigi Ghirotti Genova ETS?
Gigi Ghirotti, da cui la Fondazione ha preso il nome, nacque a Vicenza nel 1920, lavorò come giornalista e scrittore, si ammalò di una malattia neoplastica del sangue, il linfoma di Hodgkin, che combattè con la stessa fede nei valori umani e sociali che ispirarono la sua vita. Comunicò la sua esperienza nel libro: “Lungo viaggio nel tunnel della malattia“, pubblicato nel 1973.
Dopo lunga e coraggiosa battaglia contro la malattia, si spense nel 1974, a 54 anni.
Durante la malattia visse a lungo nelle corsie degli ospedali dove, tra la gente comune, seppe cogliere gli aspetti veri di una umanità dolente.
Nel 1984, fortemente voluta dal Proff. Franco Henriquet è nata l'Associazione di volontariato Gigi Ghirotti, poi trasformata il 20 giugno 2022 in Fondazione Gigi Ghirotti Ge ETS.
Lo scopo della Fondazione è lo studio del dolore oncologico, l’assistenza socio-sanitaria mediante interventi intesi a controllarlo e lo studio delle cure palliative e la loro applicazione ai malati negli stadi avanzati delle malattie e prognosi infausta.
La Fondazione agisce in stretta collaborazione con le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, promuovendo la terapia del dolore e le cure palliative.
Tutte le prestazioni assistenziali fornite a domicilio o in hospice sono a titolo GRATUITO.
L’assistenza viene praticata da equipe di personale sanitario specializzato composto da medici, infermieri, operatori sanitari, fisioterapisti e, quando necessari, psicologi.
A questi si aggiunge, in molti casi, la presenza di volontari che portano il loro contributo di empatia e di esperienza in questo tipo di assistenza.
Medici
All’inizio dell’assistenza effettuano la visita di valutazione, verificano le condizioni cliniche del paziente, decidono le modalità dell’assistenza e la attuano, in collaborazione con il personale dell’équipe
Infermieri
Partecipano all’identificazione dei bisogni del paziente, ne attuano per quanto di competenza l’assistenza, interagendo con l’équipe, il paziente e la famiglia
Psicologi
Supportano l’équipe e il singolo componente nelle relazioni con i pazienti e i loro familiari. Intervengono direttamente in ambito familiare per le situazioni psi
cologiche più problematiche
Fisioterapisti
Il loro è un approccio riabilitativo volto alla rieducazione muscolare per mantenere il più a lungo possibile la funzionalità motoria e favorire uno stimolo positivo dal punto di vista psicofisico
OSS
Il ruolo degli Operatori Socio Sanitari è rivolto all’igiene e all’accudimento della persona e alla vigilanza sulle norme igieniche del loro ambiente
In seguito all'aiuto e supporto prestato al nostro Amico, il Club Italiano Griffone Korthals, per una sorta di ringraziamento, ha effettuato una raccolta fondi a favore della Fondazione.
In data 1 dicembre u.s. il Presidente del CIGK, Enrico Bixio, accompagnato dalla Segretaria Marina Burzi, si è incontrato nella sede della Fondazione per consegnare l'assegno di 2.550,00 euro al Presidente Prof. Franco Henriquet.
Per la cifra raggiunta si devono ringraziare oltre i Soci del CIGK, il Club stesso, il Gruppo Cinofilo Tigullio e Grande Genova e la Società Amatori Deutsch Drahthaar.
Un piccolo contributo per una grande opera ma, per noi, la cinofilia è anche questo!!!
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Beccacce che passione n. 5 ottobre/novembre 2022
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Diana n. 10 23/09/2022
Tofei Enci
per la Regina
"Nobiltà fa obbligo", questo famoso motto si ripete spesso per alludere ai doveri imposti dal titolo nobiliare ma, almeno nel nostrocaso, si riferisce anche alla grande attenzione che l'Enci ha voluto riservare a quella che noi consideriamo la nostra Regina del bosco.
Victor della Mimosa di Krieg
L'articolo 32 del Regolamento generale delle manifestazioni canine dell'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana – ENCI, cita:
Il Consiglio Direttivo ha istituito un Trofeo annuale denominato “La Regina del Bosco” destinato al miglior cane di razza da ferma inglese e continentale con migliori risultati ottenuti nelle prove con Cac su beccacce. (risultati dal 1° gennaio al 31 dicembre su prove su beccacce nda)
Vengono ritenute valide un minimo di due prove a calendario: a parità di risultato valgono qualifica e classifica superiore, l’ulteriore parità porta alla proclamazione ex-equo.
Al proprietario vincitore del Trofeo “la Regina del Bosco” per due anni anche non consecutivi con il medesimo cane verrà attribuito il Challenge “un Re per la Regina del Bosco”.
I risultati, comprensivi delle fotocopie dei libretti delle qualifiche, dovranno essere inviati all’ENCI entro e non oltre il 31 dicembre p.v. Non saranno presi in considerazione i risultati di soggetti privi della documentazione probatoria.)
Miky della Mimosa di Krieg
Unico allevamento di tutte le razze continentali da ferma, l'allevamento della Mimosa di Krieg si è aggiudicato, per la decima volta il trofeo Enci “la Regina del Bosco” e, per la terza volta, il trofeo Enci challenge “un Re per la Regina del Bosco” grazie alla vittoria nel 2021 di Miky della Mimosa di Krieg che è stato premiato all'Assemblea Enci dell'11 giugno u.s.
Unici rappresentati della razza che si sono aggiudicati il trofeo “la Regina del Bosco” sono stati Victor, Sam, Zeta, Ancioa, Teppa, Miky e Makò, tutti con l'affisso della Mimosa di Krieg
Victor, Makò e Miky, avendo vinto il trofeo la Regina del Bosco due volte, si sono aggiudicati anche il trofeo challenge “un Re per la Regina del Bosco”.
Makò della Mimosa di Krieg
Ma oltre ai prestigiosi trofei, 9 sono i soggetti della Mimosa di Krieg ad essere stati proclamati Campioni Italiana di caccia specialista su beccacce: Victor, Sam, Iside, Ancioa, Zeta, Vanna, Teppa, Miky e Makò Miky della Mimosa di Krieg, prop. Stefano Conti, Roi LO14109462, roano marrone, è nato il 14 aprile 2014 da Quik della Mimosa di Krieg per Siria della Mimosa di Krieg.
Miky della Mimosa di Krieg
Cac in esposizione e ris Cac in speciale drahthaar nella sua prestigiosa cariera si è aggiudicato: 1 CQN – 5 molto buono di cui 2 su prove a beccacce - 35 Eccellenti di cui 30 in prove su beccacce – 1 ris Cac – 18 Cac di cui 15 in prove su beccacce – 7 Cacit di cui 5 in prove su beccacce
Quando la genetica non è un'opinione....
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Diana n. 5 26/04/2022
Griffone a pelo duro
Korthals
Al cane da caccia come compagno di vita dell'uomo, non solo quindi nell'attività venatoria e/o cinofila, vengono riconosciute universalmente doti di intelligenza, fedeltà e abnegazione nei confronti del compagno umano nettamente superiori rispetto a tutte le altre razze...e il Griffone Korthals le ha!
Il Griffone Korthals in meno di 10 righe
Il più antico dei cani da ferma continentali, il Griffone a pelo duro - Korthals è un cane serio, energico, sicuro, appassionato, fedele.
Queste particolari qualità aggiunte alla loro intelligenza, la loro robustezza, la loro resistenza a tutte le intemperie, furono di incitamento a Eduard Karel Korthals per perfezionare questa eccellente razza e per fare veramente del griffone un cane generico, cioè adatto a tutte le cacce
Fisico importante, pelo duro, testa contornata da baffi e sopracciglia ben pronunciate, barba folta.
Dotato di buon carattere e di ottime doti venatorie che lo rendono ausiliare efficace e polivalente, il griffone korthals è un cane da ferma che può fare la gioia di qualsiasi cacciatore.
Il Griffone nel lavoro
Cane da ferma poliedrico (da non dimenticare!), dal naso pregevole e cacciatore nel profondo, il Korthals, ha una grande resistenza e una voglia indomita che lo porta a grandi prestazioni venatorie.
Nel lavoro esprime le andature e la mentalità dei continentali: equilibrato e tenace, collaborativo ed estremamente ubbidiente pertanto di facile addestramento, è in grado di adattarsi alla selvaggina, ai terreni e ai climi più disparati. Forte del suo fitto ed ispido pelo ed eccellente nuotatore, non esita, nella caccia in palude, a gettarsi in acque gelide.
La sua azione è appassionata, avida, impegnata, ma anche equilibrata, saggia, senza indecisioni o titubanze.
Si muove abilmente nei boschi per trovare fagiani e beccacce, fermandoli solidamente per dar modo al cacciatore di avvicinarsi e ridurre al minimo gli ostacoli per il tiro, stessa cosa in pianura e in montagna quando caccia starne e quaglie, forcelli e cotorne.
La cerca è ampia e diligente, non lasciando mai al suo passaggio spazi inesplorati. Quando cerca mantiene la testa generalmente allineata con il tronco, certamente sempre in relazione all’altezza della vegetazione e al variare del vento. La guidata appare quasi felina, prudente ma decisa e sempre a testa alta.
L’andatura che sostiene è un galoppo mobido (glissant), sostenuto, con leggero movimento altalenante non troppo accentuato, non rapido come gli inglesi ma efficace, teso a coprire, in maniera sempre ragionata, come un continentale sa e deve fare, spazi molto vasti in tempi brevi.
La ferma si può presentare con leggera flessione sugli arti (unico continentale per il quale lo standard accetta questa posizione), il collo ben allungato la coda assolutamente rigida. Le fasi di guidata saranno repentine e caute al tempo stesso.
Il recupero e il riporto sono per il Korthals un istinto innato già evidente nel cucciolo, istinto che lo spinge a entrare in acque gelide e in roveti impenetrabili senza paure o tentennamenti.
Il korthals in casa
Resistente ed adattabilissimo a qualsiasi tipo di ambiente, non teme assolutamente i rigori invernali mentre talvolta patisce un pochino il caldo torrido.
Il Korthals non è un cane che necessita di grandi spazi per vivere, potendosi adattare alla perfezione anche ad un appartamento, l'unica cosa di cui ha bisogno è la compagnia del padrone e uscite giornaliere per sgranchirsi le zampe.
Per cui se non avete posto in giardino tenetelo in casa!
Anche se ha una grande passione per la caccia in casa ci sta benissimo.
Ozia fra i cuscini e il divano, adora grandi e piccini ma....se sente odore di abiti da caccia non lo fermate più!!!
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Beccacce che passione n. 1 gennaio/febbraio 2022
Diana n. 1 gennaio 2024
Poesia fiaba o spettacolo?
E' la beccaccia la nostra maestra e il bosco il libro da cui impariamo le regole della caccia. Uscita dopo uscita, insieme al nostro cane, accumuliamo insegnamenti ed emozioni che ci forgeranno come cacciatori e come uomini.
Enrico Bixio con Ancioa della Mimosa di Krieg
“Anche se ho praticato per tanto tempo anche la caccia alla tipica alpina con i miei drahthaar che mi ha portato in posti incredibili e che mi ha regalato emozioni infinite, ho sempre amato e amo particolarmente sua Maestà più di ogni altro selvatico.
Una passione che mi accende di quel fuoco sacro e che mi fa andare avanti per giorni nella speranza di un fugace incontro, nel gioire al contatto delle dita con le sue penne e nel soffrire per non poterla più rimettere in ala, consumando nella sua ricerca i miei drahthaar e i miei scarponi.”
Cosa c'è di più bello di una faggeta in autunno, con tutti i colori caldi, dal rosso al giallo dal verde al marroncino, di un ruscello dall'acqua cristallina che scorre fra le radici degli alberi e del tuo drahthaar che ferma sicuro, espressivo, con i muscoli tesi e frementi e da quell'angolino parte Lei, un folletto, un attimo e non la vedi più, un tronco o dei rami sempre frapposti tra te e la Maliarda, una fucilata di stoccata in quella direzione e soltanto il tuo drahthaar ti sapra dire se l'hai presa o se dovrà cercarla nelle rimesse segrete che a volte solo la Regina conosce.
Poesia? Anche. Fiaba? Può essere. Spettacolo che ti porterai nei tuoi ricordi tutta la vita? Sicuramente!
Uno spettacolo che viene rappresentato dalla beccaccia, dal tuo drahthaar e da te, più come spettatore silente ma a volte come attore che recita la battuta finale.
Clotilde della Mimosa di Krieg
La beccaccia
La beccaccia è un uccello straordinario. Non si mostra mai volentieri nel pieno del giorno ma ai primi albori e al crepuscolo.
Quando riusciamo a vederla volare è un lampo fra i rami: con due o tre battiti d'ala è già scomparsa.
Condividere l'intimità con questo scolopacide che i veri appassionati hanno, giustamente, mitizzato, e che hanno l'abitudine di vederne un fugace volo tra due alberi nel bosco è qualcosa di impagabile.
Su di Lei hanno scritto milioni di righe, dandole decine di soprannomi: Regina, Maestà, Maliarda, Folletto, Arcera, Falchetta e chi più ne ha più ne metta, ma chi è in realta o meglio cos'è?
Molte volte è una chimera che inseguiamo per giorni senza incontrarla mai, altre volte, proprio come un'elfa ci appare e scompare subito dopo facendoci pensare ad un miraggio se non fosse per il nostro drahthaar che l'aveva fermata magistralmente e lei, altrettanto magistralmente, mettendo in atto tutte le astuzie del suo bagaglio genetico, ci ha lasciato con un'evanescente visione negli occhi.
Ma è proprio tutta questa magia che la circonda che ce la farà amare e cercare sempre e comunque.
Bull della Mimosa di Krieg
Il drahthaar
Questo guerriero mai domo, sempre pronto a compiacerci e ad accompagnarci nella ricerca della beccaccia, su qualsiasi terreno e con qualsiasi tempo. Anche lui per giorni e giorni senza sentire usta e poi un bel giorno cambia espressione, dilata le narici e risale quell'emanazione lievissima che lo porta a zigzagare fra i faggi per poi fermare deciso vicino ad una sorgente, dove il terreno è più morbido anche in pieno inverno, e restare fermo a guardare anche lui la Regina che si invola “cattiva” fra i rami dopo essere risalita lungo il tronco in un candela nascosta e che ti lascia giusto un battito di ciglia per cercare di fermare il suo volo.
Nel bosco, uno dei terreni che predilige, evidenzia una cerca vigorosa e dinamica. Il suo galoppo desta meraviglia perchè il drahthaar copre il terreno in maniera infaticabile senza mai scoraggiarsi, con una cerca sostenuta e ampia, ma sempre facendo sentire il tintinnio del campano, galoppo che gli permette di sfruttare al meglio il terreno disponibile.
L’esperienza acquisita sulle beccacce, favorirà lo sbocciare di uno spirito di iniziativa che lo porterà ad andare a cercare più lontano una beccaccia rimessa in una valletta insospettabile, regalandoci così delle emozioni che non tutti possono vivere.
Un “buon” drahthaar da beccacce, (ma vale per tutte le razze), deve avere passione, ostinazione nella cerca, buon fondo ed esperienza, che ovviamente si farà sempre più col passare delle stagioni. Dovrà avere naso, intelligenza, una ferma ferrea ma dovrà guidare con prudenza, essere collegato con il compagno bipede ed essere ubbidiente e ovviamente essere un ottimo riportatore e/o ricuperatore. Quello perfetto? Oltre a tutto questo deve lasciar spazio all'iniziativa e all'istinto, due doti che lo faranno andare a “nasare” dove proprio non si pensa ci potrebbe essere la beccaccia, e non bisogna mai dimenticarsi che tutti i cani possono fermare la beccaccia...ma non tutti la sanno cercare!
Miky della Mimosa di Krieg
L'uomo
L'ultimo attore di questo spettacolo entusiasmante che non ha spettatori.
Il vero beccacciaio è quello che non sparerà mai, come un vile, ad una beccaccia alla posta per poi magari vantarsi al bar del gran cane che tiene al guinzaglio. A causa del “fuoco sacro” che gli brucia dentro, il beccacciaio esce con i suoi cani tutte le volte che gli è concesso dal calendario venatorio e con tutti i tempi, poi allena il suo ausiliare fino ai primi di aprile sul ripasso.
Sarà quello che andrà a caccia con la doppietta, una manciata di cartucce in tasca e userà solo il campano perchè non è il carniere che gli interessa, ma il bearsi del lavoro del suo drahthaar e dell'incontro con la Regina.
Godere nel sentire quel tintinnio costante dal quale capire cosa sta facendo e se tace di colpo andare a cercarlo in quella direzione e trovarlo in ferma statuaria. Al suo avvicinarsi, la Strega cercherà di sottrarsi senza mostrarsi e il drahthaar iniziera il suo ballo con Lei fatto di guidate e ferme fino ad inchiodarla definitivamente.
E il beccacciaio cosa farà? La guarderà volare mentre cercherà di mettere più ostacoli possibile fra lei e lui. Alzerà la sua doppietta ma non sparerà, cercarla il giorno dopo con il giovane sarà la scusa per non aver premuto il grilletto ma la verità è che la sua scaltrezza meritava la sopravvivenza!
Ma tutto questo lo possiamo apprezzare solo calcando i boschi, con il nostro drahthaar alla ricerca della beccaccia, nessuno potrà farcelo vedere e tantomeno insegnarcelo perche: “amplius invenies in silvis quam in scriptis” ovvero impari più nel bosco che sui libri.
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Beccacce che passione n. 4 luglio/agosto 2020
Diana n. 2 febbraio 2021
Tre razze un unico pelo
Il teutonico Drahthaar, il Korthals d'oltralpe e il nostrano Spinone: i tre peli duri più famosi nella cinofilia venatoria del nostro paese.
Tre cacciatori rustici, dove rustico fa rima anche con affidabile e serio, senza nulla togliere al pudelpointer, allo stichelhaar e al vizla a pelo duro.
La cheratina è la prima materia che costituisce il pelo ed è una proteina dell'organismo prodotta da cellule epiteliali, particolarmente resistente. Questo è l'aspetto che caratterizza le nostre tre razze ed in particolare il Drahthaar, il cui nome significa, per l'appunto, pelo di ferro (draht = filo metallico e haar = pelo)
Ognuna di queste razze ha una sua particolarità morfologica e di lavoro: scopriamole insieme.
Xena della Mimosa di Krieg
Drahthaar
Cane da ferma continentale tipo bracco ad uso polivalente, deve mostrare tutte le attitudini necessarie a cacciare su qualsiasi terreno, bosco e acqua, prima e dopo lo sparo.
L’idea di creare questa nuova razza nacque nel 1897 ad opera del barone Sigismund von Zedlitz und Neukirck e da Herr Oberlander. Nel 1902 fu fondata la prima associazione che aveva come scopo principale quello di ottenere la perfezione nello svolgimento dell’attività venatoria, secondariamente una struttura forte ed equilibrata ed infine la bellezza. A chi si cimentava nell’allevamento di questa razza fu data una direttiva “alleva come vuoi, ma con successo”. Dopo varie selezioni d’incroci fra Stichelhaar, Griffone Korthals, Pudelpointer, Kurzhaar e Pointer (questi ultimi due portarono in dote anche il manto roano nero) uscì la prima bozza di standard, risalente al 1906 “cane da ferma di taglia media, d’aspetto nobile, colore poco evidente con pelo molto duro, che possibilmente ricopra tutto il corpo, espressione intelligente, energico, di temperamento vivace, fedele”. I risultati furono strabilianti: già nel 1923 iniziò il predominio di questa nuova razza in tutta la Germania anche a discapito dei cugini Kurzhaar. Questa supremazia a tutt’oggi non è cessata, anzi è aumentata.
Nonostante questo successo si dovette aspettare fino al 1928 perché la razza fosse riconosciuta dal mondo della cinofilia.
Il Drahthaar è di nobile aspetto, dall'espressione attenta ed energica. Il suo movimento deve essere potente, di buon allungo, fluido e armonioso.
Il pelo deve essere duro come il filo di ferro aderente e fitto. Pelo esterno lungo da 2 a 4 cm. circa; sottopelo fitto e impermeabile. Le linee del corpo non devono essere mascherate da un pelo troppo lungo. Durezza e densità sono richieste per dare al cane la migliore protezione possibile contro le intemperie. Il pelo delle parti inferiori degli arti, come pure del torace e del ventre, è più corto ma sempre fitto. Il pelo sulla testa e gli orecchi deve essere più corto e più fitto nello stesso tempo, ma niente affatto morbido. Le sopracciglia marcate, la barba forte, non troppo lunga ma il più ruvido possibile, enfatizzano l'espressione energica.
Il colore del mantello può essere: roano marrone con o senza macchie, rono nero con o senza macchie, marrone con o senza macchia bianca al petto, roano chiaro (miscela di bianco dominante e peli marroni o neri) Non sono ammessi altri colori.
Altezza al garrese dei maschi va da 61 a 68 cm., mentre nelle femmine da 57 a 64 cm.
Miky della Mimosa di Krieg
Come lavora il Drahthaar
Andatura e portamento: l’andatura del Drahthaar è di galoppo energico, ma non impetuoso. Il posteriore spinge vigorosamente, ma con naturale armonia. L’anteriore, lievemente rampante, non ha eccessivi slanci in avanti. Falcata piuttosto raccolta e continua. Testa portata normalmente alta, ma senza esagerazioni, canna nasale sull’orizzontale o quasi. In condizioni avverse o difficili la testa può abbassarsi sino ad allinearsi con la linea dorsale od appena al disotto. Coda portata preferibilmente sul prolungamento della linea dorsale o leggermente al disotto.
Cerca: diligente ed analitica, che si adegua con immediatezza ai cambiamenti contingenti (terreno, selvatico, ecc.). In terreno aperto è metodica e regolare, con lacets mediatamente spaziati, che possono essere anche discretamente ampi. In terreno coperto od impervio la cerca viene svolta con molta adattabilità, coraggio ed iniziativa. In condizioni difficili e per risolvere particolari problemi di emanazione e quindi di reperimento del selvatico il Drahthaar può effettuare brevi fasi di accertamento a terra. Dalla cerca che sviluppa questo cane deve sempre trasparire la sua genericità d’impiego e la adattabilità innata alle variazioni ambientali e di selvatico.
Quando durante la cerca ha l’errata impressione della presenza del selvatico: rallenta l’andatura portandosi anche al trotto e rimonta la sorgente di emanazione, alle volte accennando a brevi arresti. In questa fase il Drahthaar rimane ben eretto, con testa alta e mobile, ma può anche flettersi leggermente sugli arti con testa protesa in avanti, pronto a riprendere l’andatura di cerca, senza eccessivi scatti, qualora l’impressione risultasse errata.
Quando avuto lieve indizio della probabile presenza del selvatico se ne rende conto e va in ferma: in questo frangente va i ferma dopo una fase di rallentamento, ben eretto sugli arti, talvolta con un arto sollevato, testa alta e canna nasale sull’orizzontale o quasi, coda sul prolungamento della linea dorsale o leggermente al disotto, più difficilmente sopra. Alle volte un breve arresto riflessivo può precedere la ferma.
Quando è subito certo della presenza del selvatico poco lontano: in questo caso ferma piuttosto repentinamente, ma non di scatto. La ferma può anche essere flessa sugli arti, collo proteso in avanti e canna nasale sull’orizzontale o leggermente al disotto.
Quando d’improvviso si trova a ridosso del selvatico: ferma di scatto. Resta immobile nelle pose più strane. La testa è però rivolta alla sorgente dell’emanazione. Anche in questo frangente il Drahthaar si dimostra sicuro e deciso.
Guidata: decisa, attentissima e prudente. La guidata avviene in posizione eretta, ma con scarsa vegetazione e con selvatico sensibile può anche avvenire in posizione leggermente flessa sugli arti. La coda difficilmente assume movimenti trasversali rapidi.
Ricupero e riporto: il Drahthaar deve dimostrare naturale passione per il ricupero ed il riporto anche nelle condizioni più difficili. Quindi eccellente ricuperatore e riportatore.
Eolo
Griffone Korthals
E' il più piccolo dei tre, cane da ferma continentale di tipo griffone, essenzialente polivalente, è anche usato per la ricerca di grossa selvaggina ferita.
Già citato da Xenofonte (storico e mercenario ateniese, discepolo di Socrate. Fu scrittore poligrafo del quale ci sono pervenute tutte le opere complete, una circostanza che ha fatto di lui una delle fonti maggiori per la conoscenza dei suoi tempi), usato come “cane d'oysel”, sparso per tutta l'Europa sotto diversi nomi. La razza è stata rinnovata e migliorata da E.K. Korthals durante la seconda metà del 19° secolo.
Cane vigoroso, rustico, di taglia media, i baffi ben sviluppati e la barba gli danno un'espressione caratteristica ed esprimono fermezza e sicurezza.
Il pelo duro e grezzo, ricorda al tatto le setole del cinghiale. Mai riccioluto o lanoso. Sotto il pelo duro di copertura si trova un sottopelo fine e fitto.
Il colore preferibile in tonalità grigio acciaio con macchie marroni (fegato) o marrone (fegato) a tinta unita. Frequente il roano fegato o una stretta miscela di marrone (fegato) con peli bianchi. Ammessi anche i mantelli bianco e marrone o bianco arancio.
L'altezza dei maschi va da 55 a 60 cm. E quella delle femmine va da 50 a 55 cm.
Due le differenze notevoli rispetto ai cugini italiani e tedeschi: la lunghezza del tronco superiore all'altezza al garrese, quindi inserito nel rettangolo e la testa, che Solaro descrisse come un “mattone”, cioè un parallelepipedo. Assi cranio-muso e fasce laterali assolutamente paralleli a dare per l'appunto l’impressione del mattone, rapporti cranio-muso identici, mentre gli altri due peli duri sono inseriti nel quadrato e gli assi cranio muso sono divergenti nello Spinone e leggermente divergenti nel Drahthaar.
Come deve essere il Korthals nell'impiego
Il galoppo abituale del Korthals è con un leggero movimento altalenante, ma questo movimento non deve essere troppo accentuato, dovrà essere un galoppo sostenuto e nella nota del “continentale”.
La testa sarà portata all’incirca sulla linea dorsale, è ammesso un portamento leggermente al di sotto della linea del dorso. Arrivato sull'emanazione e rimontando la stessa, la testa dovrà sempre essere portata alta.
La cerca sarà estesa, appassionata ed intraprendente, ma sempre ben collegata.
La presa di punto sarà con la testa sul prolungamento della linea dorsale, il corpo rigido e teso con il collo ben allungato; gli arti saranno, il più sovente, leggermente flessi e la la coda perfettamente rigida, senza alcun accenno di dimenio.
La guidata sarà sempre felina ed eseguita prontamente con determinazione ed avidità.
Il riporto ed il recupero sarà eseguito prontamente e senza tentennamenti.
Come il cugino tedesco, il Griffone Korthals, è essenzialmente un cane da ferma polivalente, quindi è anche usato per la ricerca di grossa selvaggina ferita.
Spinone Italiano
Cane da ferma continentale tipo griffone. E' il più grosso del terzetto, di origine prettamente italiana. Nella letteratura si trovano accenni ad un cane italico di pelo duro, probabilmente predecessore dell'odierno Spinone. Nel 1683, Selicourt scrive nel suo libro “le parfait chasseur” di un griffone che viene dall'Italia e dal Piemonte, e appare frequentemente rappresentato, nel Medio Evo, in quadri di famosi pittori. Fra i più noti l'affresco esposto nel Palazzo Ducale di Mantova del XV secolo di Andrea Mantegna(1431 – 1506), pittore e incisore italiano, cittadino della Repubblica di Venezia, che si formò nella bottega padovana dello Squarcione.
Lo Spinone ha una costruzione solida, rustica e vigorosa, una forte ossatura, muscolatura ben sviluppata e...pelo duro!
Il pelo lungo da 4/6 cm. sul tronco, deve essere più corto sulla canna nasale, sulla testa, sulle orecchie, sulle parti anteriori degli arti e sui piedi. Sulle parti posteriori degli arti è come una spazzola, ma mai tanto lungo da sembrare una frangia. Peli lunghi e dritti guarniscono le arcate sopracciliari e le labbra, che formano folte sopracciciglia, baffi e barba. Il pelo è dritto, duro, fitto, piuttosto aderente al corpo e con carenza di sottopelo.
Il colore del mantello può essere bianco, bianco arancio, bianco punteggiato di arancio (melato), bianco con macchie marroni, roano, roano marrone. La tonalità più pregiata del marone è quella “tonaca di frate”. Non sono ammessi altri colori.
La pelle dello Spinone deve essere grossa e secca comunemente definita “pelle di bue”. L'altezza al garrese varia nei maschi da 60 a 70 cm e nelle femmine da 58 a 65 cm, la lunghezza del tronco uguale all’altezza al garrese con una tolleranza di 1-2 cm in più, quindi inscritto nel quadrato.
Il peso ideale del maschio va da 32 a 37 Kg mentre nelle femmine da 28 a 30 Kg.
Lo Spinone sul terreno: come.
L’andatura è di trotto lungo e veloce, ammessa qualche fase di galoppo, giustificata da situazioni oggettive. Ma l’andatura di rigore, quando affronta il quesito olfattivo, è di trotto. È un’andatura vivace e redditizia che si svolge in diagonali quasi sempre rettilinee di un centinaio di metri di lunghezza ed anche più, ben spaziate e comunque con azione sempre adeguata al terreno da battere.
Il trotto dello Spinone sarà tipico anche se scaturisce da sgambate relativamente più contenute.
E’ evidente che la preoccupazione del compito olfattivo è in primissimo piano e la soluzione dei vari quesiti – che nei grandi galoppatori è data quasi d’istinto, fulmineamente – richiede un processo mentale complesso. La diligente cerca è allietata da un moto trasversale quasi continuo della coda. Il portamento sarà ben eretto, con collo poco proteso, per avere alta la testa.
L’espressione di cerca dello Spinone è coerente con la sua rusticità e denota la vocazione del cane da carniere. Pertanto la sua cerca, pur consentendo la sbrigativa esplorazione di tutto il terreno a disposizione, non tralascia la verifica di ogni emanazione. A causa del collo relativamente corto, durante la cerca la testa dello Spinone sarà meno mobile, con canna nasale che supera di poco la linea del dorso.
Entrando in un lieve effluvio, rallenta gradatamente l’andatura e rimonta verso l’origine presunta con grande prudenza senza altra manifestazione se si eccettuano le orecchie erette al massimo e la coda immobile, un po’ cadente. Accortosi che l’effluvio porta al selvatico, rallenta maggiormente, così che gli ultimi passi sono lentissimi, tastando spesso con la zampa prima di posarla, come per paura di far rumore. Quando ferma irrigidisce la coda, risollevandola.
Il portamento nell’insieme è nobile, imponente, vigile, ma calmo, ben eretto e lievemente proteso in avanti, il collo un po’ montante e la testa eretta, con canna nasale rivolta verso il basso (circa 30 gradi sotto l’orizzonte).
Le orecchie dello Spinone, essendo poco erettili sono mimicamente poco espressive.
Quando il selvatico tenta di mettersi in salvo pedinando, lo Spinone lo “guida” a vento, dominando sull’emanazione diretta, mettendosi in moto lentamente. Procede così con la massima cautela, mantenendosi sempre nella tensione della ferma.
E’ evidente che, dominando sull’emanazione diretta e mantenendosi il più possibile a distanza costante, condiziona il suo avanzare a quello del selvatico. E quando questo, favorito da speciali condizioni di terreno, si abbandona a fughe precipitose, sà dimostrare che la somma prudenza che lo caratterizza non gli impedisce di essere inseguitore tenace. In questo caso, sentendosi eventualmente d’improvviso a ridosso del fuggitivo, può trovarsi nella circostanza di fermare bruscamente.
La sua natura calma e riflessiva si presta inoltre a condizionare il lavoro alle più varie circostanze, così che possa restringere le azioni sopra descritte, corrispondenti alle migliori condizioni di selvaggina e d’ambiente, in una cornice più ristretta che sia imposta da momentanee necessità. Particolarmente versatile, è a suo agio con qualunque tipo di selvaggina ed in qualunque terreno.
In particolare per lo Spinone le prestazioni più esaltanti saranno nell’ambiente più coerente con la sua rusticità.
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"Nel 2019 mi è stato chiesto di prendere le redini del Club Italiano Griffone Korthals. Più di una persona mi ha chiesto cosa c'entravo io con i GK. E' vero, non c'entro nulla ma, un vero cinofilo ama tutte le razze e se ha il tempo, la voglia e le capacità è giusto, a mio avviso, che, se richiesto, aiuti altre razze anche se non sono quella che ama in particolare per cui...
E come ho scritto per i Drahthaar, ora provo anche a scrivere qualcosina sui Griffoni Korthals!"
Diana n. 3 marzo 2020
i nostri Cani dicembre 2020
Il “Francese” a pelo duro
Il griffone a pelo duro, chiamato più semplicemente korthals, è un cane da caccia la cui limitata diffusione in Italia è inversamente proporzionale alle sue potenzialità cinovenatorie.
La Storia
Il griffone korthals, frutto della passione, della competenza e da un'intuizione geniale, affonda le sue origini nella contesa della sua paternità. C'è una frase che lo accompagna: “una razza creata da un cittadino olandese, residente in Germania e che, nella prima metà del ‘900, venne considerata francese.”; mai razza canina, a prescindere dalle dispute geografiche e storiche come in questo caso, è stata identificata con un unico individuo, Edward Korthal. Figlio di un armatore di Amsterdam, fin da giovanissimo fu divorato da un'unica passione, la caccia, in particolar modo quella con il cane da ferma.
Korthals (definito un maestro dell'allevamento!!!) iniziò la sua opera di selezione, dapprima in Olanda, paese natio, e successivamente in Germania nel Granducato di Hesse. Qui, a Bibesheim, sovraintendente del canile del principe Alberto di Solms Brundefeld, iniziò con quelli che furono definiti i “7 patriarchi”, acquistati in Francia, Belgio ed Olanda che rispondevano ai nomi di: Hector e Mouche di tipo barbet; Juno, una bracca a pelo corto di quasi certa origine spagnola; Satan un griffone tipo barbet nero a macchie bianche; Banco, griffone grigio aciaio; Janus probabilmente tipo langhaar e Donna, una cagna marrone chiaro, con doti venatorie fuori dal comune che fonti importanti annoverano come spinona italiana, mentre altre come griffone, ai quali si aggiunse in seguito, pur in modo marginale, una femmina di nome Vesta tipo boulet.
Nella prima selezione si cercò tutta la rusticità possibile, patrimonio dello spinoso Barbet; si privilegiò la taglia media, un’azione fluida e costante. Si operò sul senso del selvatico in ambienti misti, caratteristici di quella zona della Germania, offrendo ai cani la possibilità di affrontare tutte le situazioni e tutti i selvatici. La presenza di molta selvaggina da pelo influì decisamente nella formazione del patrimonio genetico di questa razza. La presenza di lepri, cervi, caprioli e cinghiali non era vista come un problema, ma, nel più puro stile teutonico, come un’opportunità per creare un cane davvero polivalente. Tuttora, la passione per questi selvatici è molto radicata e forte in quasi tutte le linee di sangue. Il Korthals, è uno dei precursori del drahthaar, con la differenza che mentre questo venne creato con l’intento dichiarato di fargli fare tutto, il griffone fu selezionato per essere un eccellente cane da ferma con caratteristiche che potevano avvicinarsi ai cani inglesi, quindi meno estrema rispetto al teutonico.
Grazie alle sue conoscenze di genetica, in poco più di un decennio, dal 1873 al 1885, il suo lavoro, fu coronato dal riconoscimento, dai cinofili contemporanei, di una nuova razza, stabile dal punto di vista morfologico, caratteriale e con grande venaticità.
L’ufficialità seguì a solo due anni di distanza, il 17 novembre del 1887, quando venne redatto lo Standard del “Griffon Hunde Stammulung”, che solo dal 1951 porterà il nome del suo creatore, mentre dopo altri due anni, dal 1889, dobbiamo la redazione del Libro Genealogico di razza. Fu così che Eduard Karel Korthals, grazie anche alla collaborazione di altri ottimi allevatori e amici, per altro suoi discepoli, quali il Barone di Gingins e il dresseur Warre in Svizzera, Leliman in Olanda e Prudhommeaux in Francia, ottenne, in poco più di un quindicennio, un cane da ferma in grado di competere ad armi pari con le razze inglesi, così di moda, all’epoca, da lasciare ben poco spazio ad altri soggetti.
Un bonne a toute faire
La definizione di “…une bonne a toute faire…”, con cui i cacciatori sono soliti definire il loro adorato Korthals, si cala a pennello su quest’energico e volenteroso baffuto.
dalla fisionomia burbera e dalla costruzione forte.
Cane da ferma poliedrico (da non dimenticare!), dal naso pregevole, in grado di adattarsi alla selvaggina, ai terreni e ai climi più disparati. Forte del suo fitto ed ispido pelo ed eccellente nuotatore, non esita, nella caccia in palude, a gettarsi in acque gelide.
Si muove abilmente nei boschi per trovare fagiani e beccacce, fermandoli solidamente per dar modo al cacciatore di avvicinarsi e ridurre al minimo gli ostacoli per il tiro, stessa cosa in pianura e in montagna quando caccia starne e quaglie, forcelli e cotorne.
L’andatura che sostiene è un galoppo mobido (glissant), sostenuto, con leggero movimento altalenante non troppo accentuato, non rapido come gli inglesi ma efficace, teso a coprire, in maniera sempre ragionata, come un continentale sa e deve fare, spazi molto vasti in tempi brevi.
La cerca è ampia e diligente, non lasciando mai al suo passaggio spazi inesplorati. Quando cerca mantiene la testa generalmente allineata con il tronco, certamente sempre in relazione all’altezza della vegetazione e al variare del vento. La guidata appare quasi felina, prudente ma decisa e sempre a testa alta.
La ferma si può presentare con leggera flessione sugli arti (unico continentale per il quale lo standard accetta questa posizione), il collo ben allungato la coda assolutamente rigida. Le fasi di guidata saranno repentine e caute al tempo stesso.
Il recupero e il riporto sono per il Korthals un istinto innato già evidente nel cucciolo, istinto che lo spinge a entrare in acque gelide e in roveti impenetrabili senza paure o tentennamenti.
Agli occhi del neofita o del non addetto ai lavori il griffone korthals può sembrare simile al drahthaar o allo spinone, ma particolari caratteristiche lo differenziano dal punto di vista morfologico: anzitutto la testa! Solaro descrisse questa parte del corpo del griffone come un “mattone”, cioè un parallelepipedo. Assi cranio-muso e fasce laterali assolutamente parallele a dare per l'appunto l’impressione del mattone, rapporti cranio-muso identici, con orecchie di forma triangolare, piatte all’inserzione e attaccate sopra la linea degli occhi. Barba, baffi e sopracciglia, le famose “difese” bene evidenti, decisamente più “imponenti” rispetto alle altre due razze.
Il corpo è più lungo rispetto all'altezza, iscritto, cioè, nel rettangolo. Ed anche in questo caso è l'unico continentale con questa caratteristica.
Il lavoro del Club
Il Club che tutela la razza ha riscontrato alcune possibili problematiche nell’allevamento a cui, considerato l’esiguo numero dei soggetti mandati in riproduzione in Italia, bisogna prestare particolate attenzione.
- Costruzione nel quadrato anziché nel rettangolo: è ben specificato nello standard di razza che la lunghezza del tronco misurata dall’articolazione scapolo-omerale alla tuberosità ischiatica deve essere nettamente supe- riore all’altezza al garrese.
- Tessitura del pelo: il pelo deve essere duro, ricordare le setole del cinghiale, mai riccioluto o lanoso, con ab- bondante sottopelo. Queste caratteristiche sono funzionali in quanto al pelo duro non si attaccano erbacce e lappole facendo del Griffone Korthals un cane che necessita di una toelettatura minima.
- Colori ammessi: qui è necessario un discorso più lungo.
Grigio acciaio: è dato da una miscela di peli maroni e bianchi in proporzioni diverse con predominanza dei peli bianchi da cui deriva l’effetto grigio acciaio. Possono essere presenti macchie marroni più o meno estese e più o meno numerose.
Roano marrone: è dato da una miscela di peli bianchi e maroni in cui prevalgono i peli marroni rispetto a quelli bianchi.
Ammessi anche i mantelli bianco e marrone in cui i peli bianchi sono separati da quelli marroni e bianco e arancio.
Non è previsto dallo standard un mantello con focature, definito con diverse espressioni: tricolore, quattr’occhi, calzini gialli. Questa caratteristica è determinata geneticamente dall’allele ky/ky presente in omozigosi. Se presente nel genoma del soggetto su un singolo allele (eterozigosi KB/ky) il carattere non viene espresso ma viene tra- smesso diventando un potenziale problema.
Standard di lavoro
(approvato il 10/06/1984 dal Comitato del Club Francese Griffon d’arret à poil dur –korthals)
- L’andatura abituale del griffone è quella d’un galoppatore con leggero movimento altalenante, ma questo movimento non deve essere troppo accentuato;
- Il galoppo deve essere sostenuto e nella nota del “continentale”;
- La cerca sarà estesa, appassionate ed intraprendente;
- Il portamento di testa deve essere all’incirca sulla linea del dorso. Ammesso un portamento leggermente al di sotto della stessa linea. Il lavoro sull'emanazione e la sua rimonta dovrà sempre svolgersi a testa alta.
La ferma utile sarà così presa:
- la testa, almeno sul prolungamento della linea dorsale;
- il corpo rigido e teso, collo ben allungato;
- gli arti saranno, il più sovente, leggermente flessi;
- la coda perfettamente rigida, nessun accenno di dimenio.
La guidata sarà sempre felina ed eseguita con determinazione ed avidità.
Standard morfologico
F.C.I. Standard n. 107 / 03.03.2000 - GRIFFONE A PELO DURO (Korthals)
ORIGINE: Francia
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 06.05.1964
UTILIZZAZIONE: essenzialmente un cane da ferma polivalente. E' anche usato per la ricerca di grossa selvaggina ferita.
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 7, cani da ferma - Sezione 1.3: cani da ferma continentali tipo “Griffon” con prova di lavoro
° BREVE CENNO STORICO. Già citato da Xenofonte, usato come “cane d'oysel”, sparso per tutta l'Europa sotto diversi nomi. La razza è stata rinnovata e migliorata con l'inbreeding, la selezione e l'addestramento, senza alcuna aggiunta di sangue straniero da E.K. Korthals durante la seconda metà del 19° secolo. D'allora, i diversi Club nazionali sono rimasti fedeli ai suoi precetti.
° ASPETTO GENERALE. Cane vigoroso, rustico, di taglia media. Più lungo che alto. Il cranio non è troppo ampio. Il muso è lungo e quadrato. Gli occhi, giallo scuro o marroni sono sormontati, ma non nascosti, da sopracciglia cespugliose; i baffi ben sviluppati e la barba gli danno un'espressione caratteristica ed esprimono fermezza e sicurezza.
° COMPORTAMENTO / CARATTERE. Gentile e fiero, eccellente cacciatore, molto affezionato al suo padrone e al suo territorio di cui è attento guardiano. Molto gentile con i bambini.
° TESTA. grande e lunga, con pelo ruvido, folto ma non troppo lungo, con baffi, barba e sopraccigli ben sviluppati
° REGIONE DEL CRANIO.
Cranio: non troppo largo. Le linee superiori del cranio e del muso sono parallele.
Stop: non troppo pronunciato.
° REGIONE DEL MUSO.
Tartufo: sempre marrone.
Muso: lungo e quadrato, della stessa lunghezza del cranio; canna nasale leggermente montonina.
Occhi: giallo scuro o bruni, grandi, arrotondati, sormontati ma non coperti da sopracciglia, dall'espressione molto intelligente.
Orecchi: di media grandezza, non arrotolati in dentro, piatti, inseriti sulla linea dell'occhio; il pelo corto che li ricopre è più o meno frammisto di peli più lunghi.
° COLLO. mediamente lungo, senza giogaia.
° CORPO. di lunghezza nettamente superiore all'altezza al garrese (da 1/20° a 1/10°).
Dorso: forte.
Rene: ben sviluppato.
Torace: alto, non troppo largo, con costole leggermente cerchiate.
° CODA: portata orizzontalmente o con la punta leggermente rialzata, ricoperta di folto pelo ma senza pennacchio, deve generalmente essere accorciata di un terzo o un quarto. Se non è tagliata, sarà portata orizzontalmente con la punta leggermente rialzata.
° ARTI.
Anteriori. diritti, vigorosi, dal pelo folto. In azione sono perfettamente paralleli.
Spalle: ben aderenti, piuttosto lunghe, molto oblique.
Posteriori: dal pelo folto.
Cosce: lunghe e ben muscolose.
Garretti: ben angolati.
Piedi: rotondi, solidi con dita ben chiuse e arcuate.
° ANDATURA. l'andatura a caccia è il galoppo, alternato con periodi di trotto. Il trotto è allungato. Movimento felino quando accosta la selvaggina.
° MANTELLO.
Pelo: duro e grezzo, ricorda al tatto le setole del cinghiale. Mai riccioluto o lanoso. Sotto il pelo duro di copertura si trova un sottopelo fine e fitto.
Colori: preferibilmente tonalità grigio acciaio con macchie marroni (fegato) o marrone (fegato) tinta unita. Frequente il roano-fegato o una stretta miscela di marrone (fegato) con peli bianchi. Ammessi anche i mantelli bianco e marrone, o bianco e arancio.
° TAGLIA. Altezza al garrese:
Maschi: da 55 cm. fino a 60 cm. circa
Femmine: da 50 cm. fino a 55 cm. circa
° DIFETTI. qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato quale difetto e la severità con cui questo difetto sarà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità.
° N.B. i maschi devono avere due testicoli apparentemente normali, completamente discesi nello scroto.
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Beccacce che passione n. 3 maggio/giugno 2018
Diana n. 1 gennaio 2020
Investimento drahthaar!
Teppa della Mimosa di Krieg in ferma su Beccaccia
Anche se ad alcuni cacciatori capita ancora di confonderlo con il griffone korthals o lo spinone italiano, il drahthaar ormai non è più quel cane sconosciuto che poteva essere all’inizio degli anni ’80.
Tra tutti i cani da ferma continentali, è diventato uno dei più apprezzati in Italia ed il suo sviluppo non è certo legato ad un fenomeno di moda: scegliere un drahthaar è un buon investimento!!!
Cane rustico, equilibrato, efficace su tutti i terreni, può essere polivalente e/o specialista.
Personalmente lo utilizzo quasi esclusivamente nella caccia alla Regina del bosco, ma sto sempre molto attento a conservare le qualità di polivalenza che fanno del drahthaar un esemplare unico.
Makò della Mimosa di Krieg sulla Regina
A spasso con i drahthaar
Esco con i miei ausiliari dalle 3 alle 5 volte la settimana per 3/6 ore ogni volta. Ho la fortuna che nelle mie zone di caccia sua Maestà è presente già dai primi di ottobre fino alla fine di marzo/primi di aprile, sempre abbastanza ben distribuita.
L'altitudine del territorio varia dai 550 mt. s.l.m 1.500 della punta più alta, e la vegetazione spontanea, ovviamente, varia con il variare dell'altezza. Vasti boschi di castagni, roveri, carpini e querce, con buona presenza di noccioleti selvatici nelle parti fino ad 800 / 1000 metri, poi faggete estesissime alternate a fitte macchie di conifere (pinete ed abetaie) Per non parlare della vegetazione spontanea presente nelle tantissime falde acquifere della zona, soprattutto boschi di ontani e qualche canneto e che consentono al terreno di essere sempre umido e ricco di humus.
Si tratta di una caccia decisamente “sportiva” che a taluni cacciatori potrebbe risultare un po’ faticosa
Dopo le prime due uscite con soggetti grandi, porto i cuccioloni sempre da soli, per favorire l’iniziativa individuale e, tenendo conto che, tendenzialmente, è un cane precoce, già a 6/7 mesi si possono osservare delle belle ferme. Con più uscite i progressi non si fanno attendere, tanto che dopo qualche mese possono tranquillamente cacciare in coppia con altri soggetti.
Cacciatore nell’indole, nel cervello e nel cuore, il drahthaar “si fa da solo”, senza bisogno di rigidi addestramenti, necessari unicamente in previsione di essere utilizzato anche nelle prove, che accetterà di buon grado per accontentarci.
Ci sono aspetti del suo carattere che bisogna sempre tenere in considerazione. Fin dalla più tenere età del cucciolo il proprietario deve farsi ubbidire e imporre la sua autorità di capobranco, senza però trascurare l’aspetto affettivo. Una totale complicità è da preferire ad un rapporto basato solo sulla forza, che lo renderebbe un automa spegnendo così l’iniziativa per andare ad inventarsi una beccaccia in un angolino impossibile. Questa complicità aumenterà in un clima di fiducia fra il padrone e il suo drahthaar ed in seguito non verrà mai più a mancare.
Come tutte le razze anche il drahthaar subisce il fascino degli ungulati (e come dargli torti visto le emanazioni che lasciano???), ma è un problema facilmente superabile abituandoli già da piccolini ad ubbidire quando richiamati.
Falco della Mimosa di Krieg blocca sua Maestà
Il drahthaar nel bosco
E’ un cane eclettico, che si adatta a qualsiasi terreno e selvatico. E’ sorprendente vedere con quanta naturalezza riesca a “lavorare” selvatici molto diversi come le beccacce, la selvaggina di montagna, i beccaccini, le starne o i fagiani, cacciandoli con successo e dando prova di una grande qualità di adattamento.
Questa polivalenza però non gli impedisce di affermarsi come uno splendido specialista!
Il drahthaar è in grado di sfruttare tanto le emanazioni dirette quanto le tracce al suolo: alcuni le risalgono in modo deciso, altri in modo molto più prudente e, comunque, dipenderà dall’esperienza, dal tempo e dal comportamento del selvatico.
Nel bosco, uno dei terreni che predilige, evidenzia una cerca vigorosa e dinamica. Il suo galoppo desta meraviglia perche il drahthaar copre il terreno in maniera infaticabile senza mai scoraggiarsi, con una cerca sostenuta e ampia, ma sempre facendo sentire lo scampanellio del campano, galoppo che gli permette di sfruttare al meglio il terreno disponibile. L’esperienza acquisita sulle beccacce, e su altra selvaggina, favorirà lo sbocciare di quello spirito di iniziativa prima descritto.
La cerca è sempre e sempre sarà tema di discordia: il cane va troppo lontano o va troppo corto, va troppo veloce o troppo lento…ma occorre sempre ricordarsi una cosa importantissima: la caccia a sua Maestà si fa in coppia!!! E’ un unione affettiva e di obbiettivi, di gusti comuni e di libertà. In questo contesto il cane e l’uomo rappresentano le metà della stessa medaglia, dello stesso essere, uno non è niente senza l’altro. Solo questo legame che unisce ci permetterà di apprezzare l’iniziativa dell’altro quando andrà a cercare più lontano una beccaccia rimessa in una valletta insospettabile, regalandoci così delle emozioni che non tutti possono vivere.
Miky della Mimosa di Krieg guarda la beccaccia involarsi dopo essersi fatta fermare